Novembre 19, 2025

Calt@nissetta InForma

La città Informata

Metafore a Palazzo Moncada: l’arte che respira, racconta, incanta

Alle soglie dell’autunno che sfuma le ore d’oro del giorno, il Palazzo Moncada di Caltanissetta si è trasformato in un regno sospeso tra storia e sogno.

“Metafore”, la collettiva promossa da PitturiAmo, ha aperto le sue sale, accendendo nella penombra delle volte barocche un dialogo tra presente e passato, tra artisti, memorie, sperimentazioni.

Nel cuore del Palazzo: le voci che tessono il racconto

C’erano gli organizzatori dell’evento: Nino Argentati, Presidente e founder di PitturiAmo, con il suo staff che hanno lavorato a tutta la realizzazione di questa mostra e Anna Soricaro, critica, gallerista e consulente d’arte, che con cura sartoriale ha cucito insieme voci e segni, ma anche il pubblico, gli artisti, chi si è fatto presenza.

E poi le istituzioni: Giovanna Candura, Vice-Sindaco e Assessore alla Cultura, che custodisce la missione di rendere la città terreno fertile per ogni forma di bellezza; Vincenzo Lo Muto, Assessore alla Transizione Digitale, Innovazione Informatica, Pubblica Istruzione e Transizione Energetica, che ha parlato di futuro concreto per Caltanissetta; Pasquale Tornatore, figura istituzionale attenta, capace di ascoltare il bisogno di radici e visioni, responsabile dell’importantissimo progetto “Le Vie dei tesori” in cui questo evento è stato inserito.

E tra queste figure,  una presenza carica di sostanza, ovvero  Michelangelo Lacagnina,  architetto e interior designer, artista radicato nella Sicilia, che ha fatto del colore e della quotidianità la sua materia poetica.

Da sinistra: Anna Soricaro, Nino Argentati, Giovanna Candura, Vincenzo Lo Muto, Michelangelo Lacagnina, Pasquale Tornatore

Metafore che respirano: tra radici, sguardi, ponti


Le parole ufficiali, i ringraziamenti, sono diventati ben presto poesia: racconti di maestri storicizzati recuperati dal passato tramite le opere esposte, di nuovi artisti che parlano lingue diverse, ma desiderano essere ascoltati, non solo visti.

Il Palazzo Moncada, con le sue pietre, i suoi archi, le sue stanze antiche, è diventato cifra viva, testimone capace di accogliere e risuonare.

In questo spazio, dunque, le opere storiche, quelle dei maestri nisseni del Novecento hanno intrecciato un dialogo con le sperimentazioni contemporanee.

I colori incandescenti, le sentinelle di memoria perduta, le tensioni creative di oggi. E chi ha guardato ovvero artisti, cittadini, ospiti stranieri, non è rimasto spettatore passivo, ma complice: dei segni sospesi, delle metafore che si sono offerte a chi ha avuto il coraggio di leggere dentro il silenzio.

Lisa espone a Palazzo Moncada, Caltanissetta

Arte come enigma, arte come ponte

“Metafore” non è solo il titolo della mostra: è la sua essenza.

Ogni opera è un rebus da sciogliere, un silenzio da ascoltare, un ponte da attraversare.

In sei sale, sei metafore: Enigma, Rebus, Linguaggio, Respiro, Silenzio, Ponte, invitano il visitatore a non limitarsi a guardare, ma a partecipare.

L’arte, qui, non è reliquia né rottura, ma continuità trasformata: restituisce radici e al tempo stesso apre finestre su nuove visioni.

Colore, musica, convivialità: l’evento che respira di vita

All’interno di questo rito d’apertura, un rinfresco rinfrancante: calici, sorrisi, scambi di parole, di intenti, di appartenenza guardando un dorato tramonto che faceva da sfondo alla cupola della Cattedrale di Caltanissetta.

Un attimo dove il gusto e l’arte si sono mescolati, dove l’osservare è diventato incontro reale.

Poi, la magia della musica: lo spazio antistante l’ingresso di Palazzo Moncada si è riempito di melodie  jazz, che hanno dato voce a ciò che le opere avevano lasciato in sospeso.

Le note hanno riempito l’aria come un secondo vernissage, più intimo e viscerale e hanno chiuso la serata con una vibrazione che sembrava trattenere i presenti un po’ più a lungo.

Quando l’arte diventa memoria viva

Metafore ha svelato, così, un invito: a non accontentarsi delle immagini, a non lasciare che il passato resti chiuso in archivio, a non ridurre il presente a mera sequenza di gesti.

Qui l’arte è enigma, silenzio, ponte, linguaggio. È respiro che attraversa le pareti antiche e bussa al portone del presente.

Luce che resta

Palazzo Moncada, al calar della sera, ha visto le opere vibrare ancora tra le ombre: echi di colore, richiami di pigmenti, sogni che non vogliono tacere.

L’arte, allora, non è conclusione, ma tema aperto: una promessa che resta lungo i corridoi, sfiora le volte e le mani, accompagna lo spettatore che se ne va, ma portando via dentro sé, come luce, il desiderio di tornare.

Perché nel silenzio di una tela, nella pausa tra una nota e l’altra, si nasconde ciò che davvero conta: la vita che pulsa, la bellezza che ci sceglie, l’istante che resta.

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