La Sicilia celebra la 20ª edizione dei Teatri di Pietra, un traguardo che non è solo numerico ma culturale. Vent’anni di spettacoli tra templi, agorà, cattedrali e siti monumentali, che hanno trasformato luoghi spesso dimenticati in palcoscenici vivi, riportandoli al centro del dibattito culturale e sociale.

Al Parco Archeologico Palmintelli, uno dei cuori storici della rassegna, abbiamo incontrato il direttore artistico Maestro Aurelio Gatti, che ha ripercorso i significati e le sfide di questo percorso.
Un’edizione speciale
Il cartellone 2025 porta in scena 93 spettacoli in Sicilia e oltre 80 nel resto d’Italia, distribuiti in 17 località. Ai grandi classici come Eraclea Minoa, Palazzolo Acreide e Selinunte, si affiancano quest’anno luoghi inediti come la Cattedrale di Caltabellotta, la Cattedrale di Ruta a Montevago, i Bagni Arabi di Cefalà Diana, l’isola di Ustica e la riscoperta Agorà di Alesa.
«L’edizione 2025 – racconta Gatti – coglie l’opportunità di confermare siti storici ma anche di aprirne di nuovi, restituendo una rete culturale che non è un semplice circuito di tappe, ma un tessuto vivo di comunità e creatività».

Rete, non circuito
La parola chiave è proprio “rete”. «Un circuito è solo un percorso, la rete invece è mettere a sistema le migliori energie: compagnie, artisti, operatori locali. È la convinzione che attraverso lo spettacolo dal vivo si possa ogni volta ricreare comunità. E oggi non solo in Sicilia, ma ovunque, c’è bisogno di comunità, perché l’identità è ciò che rischiamo di perdere».

Il rischio della turistificazione
Non manca una riflessione critica sul concetto di valorizzazione: «Oggi purtroppo la parola viene spesso confusa con turistificazione. Il patrimonio non può diventare soltanto un fondale attraversato in fretta. Mi hanno detto che ad Agrigento alcuni gruppi turistici percorrono la Valle dei Templi in meno di 12 minuti. Ma vivere un’area archeologica non significa attraversarla, significa sostarvi, entrarci in relazione. Lo spettacolo dal vivo fa proprio questo: invita a rimanere, a guardare con altri occhi, sotto un cielo di stelle».

Palmintelli, laboratorio urbano
Caltanissetta con Palmintelli resta un punto di riferimento storico per il festival. «Dal 2005 questo sito ha visto stagioni fortunate e altre più difficili, ma sempre in continuità. È un rarissimo esempio di parco archeologico urbano e rappresenta un banco di prova per una concertazione a più voci: Parco Archeologico di Gela, Soprintendenza di Caltanissetta, amministrazione comunale. Teatri di Pietra offre l’opportunità di costruire insieme, di trasformare le riflessioni in pensiero collettivo».

Teatro come esperienza comunitaria
Per Gatti il teatro in questi contesti non è solo arte, ma pratica sociale: «Lo spettacolo dal vivo è l’opposto della frenesia. Dove tutto tende ad essere attraversato, il teatro obbliga a fermarsi, a condividere un tempo comune. Non c’è sipario di velluto, né ori e rossi da sala all’italiana: qui il sipario è il cielo stellato, e questo vale più di qualsiasi scenografia».

Venti anni di memoria e futuro
Vent’anni di Teatri di Pietra raccontano dunque un’esperienza unica in Italia: non un festival, ma una piattaforma che ha saputo unire tutela del patrimonio, creazione artistica e ricostruzione identitaria.
Un cammino che non si chiude con questa edizione, ma rilancia il dialogo tra tradizione e contemporaneità, tra luoghi e comunità. «I luoghi sono buoni custodi dell’eredità, ma solo se c’è una comunità che li vive e li riconosce. Questo è lo scopo dei Teatri di Pietra, ed è ciò che continueremo a fare».

Biglietti: https://www.liveticket.it/teatridipietrasicilia
Per INFO www.teatridipietra.it – teatridipietra@gmail.com
FB https://www.facebook.com/TeatriDiPietraSicilia


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